La sensazione di avere il cuore in gola, il battito cardiaco accelerato, la sudorazione in aumento, il respiro corto: cosa accomuna questi sintomi? Semplice: compaiono tutti contemporaneamente a seguito di un episodio di tachicardia.
Parola di derivazione greca (Tacus, veloce e Cardia, cuore), la tachicardia è quel fenomeno che fa registrare battiti alti, anche in condizioni di riposo. Chi ne soffre vede solitamente aumentare la propria frequenza cardiaca, con pulsazioni che superano i 100 battiti al minuto.
Generalmente si tratta di un fenomeno transitorio, spesso legato all’ansia e gestibilissimo senza farmaci; non sempre, tuttavia, l’aumento repentino dei battiti cardiaci è così innocuo.
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Tachicardia cause
Esistono diverse tipologie di tachicardia, ognuna riconoscibile dalle cause che la scatenano e ognuna causa di palpitazioni improvvise e ingestibili. In generale, possiamo classificare la tachicardia come sinusale, parossistica e ventricolare.
Tachicardia sinusale
Nota anche come aritmia sinusale, è la patologia più frequente e gestibile tra quelle che mostrano un cuore che batte oltre la norma.
Questa forma è spesso causata da febbre, intensa attività fisica, abuso di alcol e fumo, anemia, ipertiroidismo, oltre a essere naturalmente presente nei neonati e nei bambini. E’ soprattutto lo stress a generare, però, l’insorgenza della problematica. E’ per questo che la corretta gestione dell’ansia e della propria emotività può fornire un aiuto concreto per controllare e ridurre le pulsazioni.
Tachicardia parossistica
La tachicardia parossistica è una condizione cardiaca che va tenuta sotto controllo, giacché può comparire in persone affette da anomalie congenite al cuore e può risultare invalidante a causa di battito accelerato, che può arrivare a superare le 140 pulsazioni al minuto.
Nela tachicardia parossistica il battito cardiaco a riposo può aumentare repentinamente e senza causa evidente. Tale condizione può richiedere una corsa al Pronto Soccorso per placare le tachicardie improvvise.
Tachicardia ventricolare
Forma grave e preoccupante la tachicardia ventricolare è, purtroppo, spesso annoverata come causa di morte fulminante, specialmente in soggetti predisposti a sviluppare tale problematica. In questo caso il battito cardiaco accelerato si evidenzia, infatti, come conseguenza a problematiche cardiache preesistenti.
Diagnosi e terapia
La diagnosi e la classificazione delle diverse tachicardie nei soggetti affetti è affidata al cardiologo, che predisporrà una serie di esami da effettuare dopo un’attenta visita.
In genere, una volta controllate le pulsazioni cardiache lo specialista prescrive un elettrocardiogramma al quale fare seguire, se necessario, esami più specifici: Holter, test da sforzo ed ecocolordoppler cardiaco. Una volta identificata la causa scatenante della tachicardia, si procede con approcci mirati alle diverse tipologie di aritmie.
In caso di tachicardia o aritmia sinusale, il disturbo può essere gestito con metodi di rilassamento, in modo da ridurre l’ansia, o correggendo le problematiche che ne provocano l’insorgenza (come, ad esempio, la riduzione, o lo stop completo a fumo e alcol).
Esistono anche farmaci che vengono prescritti solitamente per le varianti di tachicardia più gravi. Tra i più sdoganati vi sono i betabloccanti e gli antiaritmici. La terapia farmacologica, tuttavia, potrebbe risultare inutile in caso si fosse affetti da tachicardia ventricolare: in questo caso lo specialista potrebbe optare per rimedi salva-vita più invasivi, come l’ablazione con elettrocateteri o, addirittura, l’impianto di defibrillatori.